Tortorici è un paese nebroideo conosciuto con l'appellativo di "Città della Nocciola", proprio per via dei numerosi noccioleti che popolano le sue 72 borgate. Le origini di questo piccolo centro risalgono ad epoche così antiche da intrecciarsi in modo indissolubile con racconti e leggende del luogo.

 

La storia 

Non è molto chiara l'origine di Tortorici, ma sembra che essa sia collegata alla storia di Enea. In particolare, secondo la leggenda, questo paesino fu fondato da una principessa cartaginese chiamata Orice. In realtà, è molto probabile che Tortorici sia nata dall'insediamento di un gruppo di profughi, arrivati dall'Africa el Nord in zona verso la fine del VII secolo. I nuovi abitanti chiamarono il villaggio Orice, in riferimento sia alla città Aures, il luogo da cui provenivano, sia in onore della loro regina Dihà, cioè Orice (Fonte Informazione).

Dal Periodo Arabo alla Prima metà del Seicento

Con l'arrivo degli arabi in Sicilia, molto probabilmente (non vi sono fonti storiche certe), Tortorici diventa nota con il nome Mangabah. Sicuramente, sappiamo che non portò a lungo questo nome grazie ad un documento risalente al 1082. Quest'ultimo cita il territorio con il nome di Turri Polit e, in altri documenti datati 1151, viene indicato con i nomi erra di Turris Tudich o Turris Tudith. Con l'arrivo degli Svevi, Tortorici diventa feudo e passa sotto il dominio di diverse famiglie nobili. In questi anni, Tortorici inizia lentamente la sua espansione che raggiunge l'apice nel 1300, con la costruzione di numerose chiese, botteghe e anche della Cinta Muraria.  In questo periodo, Tortorici diventa famosa per la lavorazione del bronzo e la fabbricazione di campane.

La schiavitù feudale e la liberazione

Tortorici era uno dei feudi più fiorenti della zona, grazie allo sviluppo di numerose attività agricole, artigianali e professionali. L'economia sviluppata fa sorgere nei cittadini la voglia di indipendenza dalla struttura feudale dell'epoca, ulteriormente rafforzata dalla riforma amministrativa del 1583. Finalmente, dopo anni di lotte, nel 1630 Tortorici diventa città demaniale, guadagnandosi un posto nel Parlamento siciliano e l'appellativo di “Fidelis et Victoriosa Civitas”.

Dalla fine del Seicento ai giorni nostri

Dopo la liberazione dal sistema feudale, Tortorici vive un periodo di splendore: le attività agricole e artigianali continuavano a crescere e ad aumentare la loro popolarità sul territorio e anche l'industria si ritagliò uno spazio non indifferente, in particolare per lavorazione del rame, seta e produzione di profumi. Tutto ciò, purtroppo, fu spazzato via da una tragica alluvione nel 1682.

Al giorno d'oggi, Tortorici ha un ruolo centrale per la produzione di nocciole ed è molto apprezzato per il suo bellissimo paesaggio, ricco di vegetazione e laghi.

 

Cosa vedere a Tortorici: ecco i 10 luoghi che non puoi perderti!

Dopo avervi raccontato un po' di storia, adesso vediamo cosa è possibile visitare a Tortorici.

 

1. Pinacoteca Comunale "Giuseppe Tomasi"

La Pinacoteca Comunale "Giuseppe Tomasi", trova ospitalità all'interno dell'ottocentesco palazzo municipale, insieme al Museo Etnofotografico "Franchina-Letizia". Testimonianze dell’arte siciliana antica e contemporanea trovano spazio nella Pinacoteca Comunale che custodisce preziose tele del XVII secolo di Giuseppe Tomasi da Tortorici, pregevoli dipinti di artisti contemporanei, come il pittore oricense Giuseppe Vanadia e altre testimonianze dell’artigianato artistico locale: sono custodite al suo interno anche le preziose mazze d’argento massiccio del ‘500. Nel palazzo trova posto anche una sezione della Biblioteca Comunale che riunisce opere di scrittori dei Nebrodi e scritti sui Nebrodi.

 

2. Chiesa di San Francesco o del Convento

La Chiesa di San Francesco, nota anche come Chiesa del Convento dei Frati Minori, è Monumento Nazionale ed è stata costruita nel 1602. I materali di costruzione sono stati recuperati della già esistente Chiesa di Santa Maria Extramoenia, come testimoniato dal soprapporta nel quale si legge la data del 1432. Il quattrocentesco portale centrale è stato completato in epoca successiva e le porte laterali sono del 1686.  L'edificio presenta tre navate e, sull'altare maggiore, datato 1689, è possibile ammirare un bellissimo pavimento in mattoni di Valencia, mentre il resto della Chiesa ha pavimentazione in marmo rosso di San Marco d'Alunzio.

Opere al suo interno

Nell'altare laterale a destra, si trova la statua lignea di San Paolo del 1658, scolpita da Sebastiano Leone, artista locale e indorata da Giuseppe Giovanni. A sinistra si trova il gruppo marmoreo di San Francesco e Frate Leone eseguito dai figli di Antonello Gagini nel 1559. Nel meraviglioso soffitto in legno, risaltano le figure di Sant'Antonio, San Francesco e l'Immacolata decorate da Giuseppe Tomasi nel 1600. Attaccati alla Chiesa vi sono il Campanile con un orologio meccanico del 1700 e i resti dell'ex Convento Francescano attivo fino al 1866.

 

3. Chiesa di Santa Maria Assunta

La Chiesa di Santa Maria Assunta, la cui costruzione iniziò nel 1756 e fu completata nel 1798, raccoglie e conserva un patrimonio artistico di ben cinque secoli.

All’interno è possibile ammirare alcuni dipinti di Giuseppe Tomasi:

  • Santa Maria delle Grazie con San Giovanni e Santa Lucia (1638)
  • Assunzione di Maria Vergine (1652)
  • Spasimo (1653).

Sono, inoltre, presenti:

  • un Pulpito in legno (1675) con intaglio a rilievo e otto pannelli raffiguranti i quattro evangelisti e quattro padri della chiesa
  • un Organo costruito nel 1778 da Giovanni Platania di Acireale
  • altre opere di artisti locali.

Accanto alla Chiesa si trova il Campanile nel quale troneggia una maestosa campana, del peso di due tonnellate, realizzata nel 1552 dai maestri campanari oricensi Jeronimo Domenico e Antonino Garbatu. L’ascolto del suono melodioso di questa campana non avviene tutti i giorni, ma solo dal primo al ventotto gennaio e nella seconda domenica di maggio, periodi dei festeggiamenti in onore di San Sebastiano, Patrono di Tortorici.

 

4.Museo Etno-Antropologico Sebastiano Franchina 

All'interno del Centro di Storia Patria dei Nebrodi di Tortorici, costruito nel 1982 dal Prof. Sebastiano Franchina, è ospitato il Museo Etnoantropologico a lui stesso intitolato. Al suo interno sono esposti arnesi da lavoro e prodotti della cultura agro-pastorale dei Nebrodi:

  • “u cintimulu", una specie di mulino domestico azionato a mano che si usava per macinare piccole quantità di cereali
  • la "saraudda" una sorta di moderno silos in cui si conservava il grano
  •  "u scapulari", una specie di mantello realizzato col drappo lavorato nel “paraturi”
  • gualchiera e vari attrezzi per la lavorazione del lino, ivi compreso il telaio per tessere la biancheria.

Si possono ammirare, inoltre, opere in pietra d'argilla, legno, ferro battuto, rame, pelle e campane fuse dal XII secolo ad oggi.

 

5. Chiesa di Santa Emerenziana 

Edificata su uno spuntone di roccia prima del 1607, la piccola Chiesa di Santa Emerenziana è ricordata perché sopravvisse alla tragica alluvione del 1682, nella quale andarono distrutti molti degli edifici di Tortorici. La Chiesetta conserva tuttora un portale bugnato.

 

6. Museo Etnofotografico “Franchina-Letizia”

In via Vittorio Emanuele, nel palazzo ottocentesco oggi sede di rappresentanza del Comune di Tortorici, sorge il Museo Etnofotografico “Franchina-Letizia”, il più vasto fra quelli presenti in Sicilia e il secondo per importanza in tutta Italia, preceduto dal Museo Nazionale Alinari della Fotografia di Firenze. Sottoposto a vincolo dalla Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Messina, espone al suo interno fotografie d'epoca che ritraggono la memoria storica del paese realizzate da Monsignor Calogero Franchina e dalla nipote Marietta Letizia nel periodo storico che va dal 1890 al 1980, nonché macchine fotografiche, attrezzi da lavoro e riviste specializzate a partire dal 1913. Nel 2010, il Museo si è ulteriormente arricchito grazie all’opera di Salvatore Battaglia che ha voluto donare circa un centinaio di opere tra materiale e attrezzature, tra negativi su pellicola, diapositive, stampe, smaltatrici, databili tra la fine del 1800 e gli anni ’80 del 1900.

 

7. Chiesa del SS. Salvatore

Nella Chiesa del SS. Salvatore, edificata in data anteriore al 1416, venne praticato il rito greco fino al 1502. Allagata dall’alluvione del 1682, la Chiesa fu ricostruita nel 1985. Al suo interno sono presenti pregevoli opere, testimonianza del fervore creativo degli artisti locali: l’altare centrale in legno costruito da artigiani della scuola di Sebastiano Leone che custodisce la Madonna dell’Itria sostenuta da due Basialini, diversi dipinti del pittore Giuseppe Tomasi da Tortorici:

  • Lo Spasimo di Sicilia (libera rielaborazione di Raffaello),
  • La Trasfigurazione (1668),
  • Madonna con Bambino e SS. Antonio da Padova e Felice da Cantalice (1658),
  • Gesù e Maria (1667),
  • Madonna col Bambino e San Giovannino e Gesù davanti a Pilato.

Nella navata sinistra, sulle pareti del Fonte Battesimale, si possono ammirare gli affreschi realizzati dai fratelli Villa che riproducono scorci del paesaggio di Tortorici, in fondo è riposto un pregiato Organo, opera di Annibale Lo Bianco del 1735. La sera Venerdì Santo, parte da questa Chiesa la suggestiva e tradizionale la processione delle “Varette”.

 

8.Chiesa di San Nicolò di Bari

L'esistenza della Chiesa di San Nicolò di Bari è documentata già prima del 1400 e per questo è ritenuto il luogo di culto più antico di Tortorici. In questa Chiesa venne praticato il rito greco ortodosso fino al 1502. Distrutta dalla devastante alluvione del 1682, venne ricostruita nello stesso sito, anche se con dimensioni ridotte e fu terminata nei primi anni del 1800. Nell'altare maggiore si conservano le reliquie di San Nicolò di Bari, Vescovo greco di Myra. Oltre al soffitto ligneo e i quadri del pittore Giuseppe Tomasi, si può ammirare anche un dipinto del '600 raffigurante Santa Domenica.

 

9.Fonderia Campane Trusso​ 

L’Antica Fonderia delle Campane “Trusso”, oggi è un Museo intitolato al professore Rosario Parasiliti, grande conoscitore e studioso della storia di Tortorici, prematuramente scomparso. Edificata nell’ultimo decennio del XIX secolo, unica tra le antiche fonderie rimaste in Sicilia, è stata realizzata in mattoni di argilla cotti in fornace, solidamente murati con argilla rossa. Intorno al forno sono disposti gli attrezzi e gli oggetti necessari alla preparazione e alla finitura delle campane. Nel giardino antistante la fonderia, si può tuttora ammirare una campana fusa nel 1676, mentre altre d’epoca precedente (1498) e successiva, sono conservate nel Museo Etnoantropologico “Sebastiano Franchina”.

 

10.Chiesa dell'Annunciazione o Batia​ 

La Chiesa dell'Annunciazione, nota anche come Batia perché ad essa vi era annessa l'Abbazia delle Clarisse costruita nel 1757, è stata chiusa al culto nel 1963. Negli anni '90 è stata ristrutturata ed oggi è sede di attività culturali. Al suo interno vi sono custodite numerose opere d'arte di pregio tra cui diversi dipinti e sculture marmoree realizzate dai fratelli Gagini, fra queste si ricordano il Gruppo Marmoreo dell'Angelo Gabriele e l'Annunziata e la Madonna del Soccorso. Di rilievo anche la Statua in marmo di Santa Margherita, probabilmente della fine del ‘400, nel cui basamento è riportato lo stemma dei Pollicino. In passato, la Chiesa era famosa per le infiorate (i sepolcri) che venivano realizzate nella Settimana Santa.

 

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