Sant'Angelo di Brolo è un comune dei Nebrodi di 2 843 abitanti situato a 314 metri sul livello del mare. Ma quali sono le origini di questo paese? Cosa è possibile visitare al suo interno? Vediamolo insieme.

La storia

Il nome del paese richiama la Chiesa di S. Angelo, presente sul territorio, con l'aggiunta del termine “Brolum”,  “campo coltivato”, derivante dal latino medioevale e in riferimento alla fiorente attività agricola che ha sempre caratterizzato questo luogo. La fondazione dell'attuale centro urbano, invece, può essere fatta risalire alla leggendaria battaglia della conrada Altavilla, in epoca normanna, quando Ruggero II D'Altavilla vinse contro i Saraceni. Secondo la leggenda, grazie all'aiuto dell'arcangelo Michele, Ruggero riuscì a trionfare e, come tributo, eresse un convento a memoria dell'evento e lo affidò ai padri Basiliani.Proprio intorno a quel convento nacque il primo centro abitato di Sant'Angelo. Successivamente, il paese fu affidato alla gestione feudale degli abati del monastero di San Michele, per poi passare di mano in mano a diverse famiglie nobiliari. Tra di esse, solo alcune si distinsero e segnarono la storia del paese, tra questi gli Angotta e gli Amato, di origine spagnola, le cui insegne araldiche sono ancora presenti sulla Torre di Piano Croce, ricostruita dopo i terremoti del Quattrocento. Sant'Angelo di Brolo raggiunse il suo massimo sviluppo fra il Cinquecento e il Seicento  grazie all'avvio della produzione della seta. 

 

Sant'Angelo di Brolo: un paese ricco di leggende

Sant'Angelo di Brolo è uno dei paesi dei Nebrodi maggiormente ricchi di leggende e storie mistiche, vediamole insieme.

 

La Leggenda della Battaglia di Altavilla

Nel paragrafo precedente abbiamo fatto riferimento alla battaglia di Ruggero contro i Saraceni. Le vicende legate a questo evento sono in realtà avvolte nel mistero: si narra che nel corso della battaglia il conte Ruggero d'Altavilla, ormai stremato dopo un'intera giornata di combattimenti privi di risultati,  invocò la grazia di Dio. Le sue preghiere vennero esaudite e San Michele arcangelo venne in suo soccorso,  provocando l'arresto delgli astri e del giorno finchè i Saraceni non furono sconfitti.  In segno di gratitudine Ruggero fece erigere una cappella in onore di San Michele.

 

Leggenda di Pietra Zita

La leggenda più conosciuta del luogo è quella di "Pietra Zita". Si narra dell'esistenza di un tesoro nascosto, in un tempo lontano. All'epoca si trattava di un territorio difficile, infestato da briganti che facevano razzia di tutto ciò che incrociava la loro strada. Si racconta che una donna, una futura sposa,  fu rapita da questi bruti e condotta  proprio nei pressi della “Pietra”, dove dimorava il loro capo. Quest'ultimo, voleva soddisfare certe sue voglie e aveva mandato i suoi uomini a rapire una povera sventurata. La ragazza  però, non accettò questo suo amaro destino e si ribellò. Il capo non accettò di buon grado questo rifiuto e, per tale affronto, ordinò ai suoi uomini di ucciderla. Quest'ultimi, prima di sferrare il colpo mortale l dissero: “Custodirai col tuo sangue il tesoro che qui trovasi”. Da allora, quel masso divenne portatore di questa triste storia, tramandandola fino ai giorni nostri.secondo cui nell'omonima località è nascosto un tesoro, intangibile perché difeso dallo spirito di una ragazza, promessa sposa (la zita cioè la fidanzata), rapita e uccisa, non essendosi piegata alle voglie dei briganti.

La leggenda di Castelluccio

La leggenda di Castelluccio è molto famosa, tanto da essere stata riportata dallo scrittore lituano Karl Grass. La storia narra che nei terreni intorno alla montagna di Castelluccio sia nascosto un tesoro al quale è indissolubilmente legato anche il futuro della Sicilia. Il sultano di Costantinopoli infatti avrebbe enunciato la seguente profezia: "la Sicilia resterà povera fino a quando il tesoro di questa montagna non sarà dissotterrato". Da quel momento in poi, persone di ogni età si cimentarono nella ricerca del fantomatico tesoro, senza alcun risultato. Solo in un caso esso venne avvistato: un giovane affermò di averlo intravisto in una cavità della montagna, ma , non appena tentò di raggiungerlo, la terra iniziò a tremare e chiudersi sopra di lui. Nel terrore del momento, il giovane invocò l'aiuto dei Santi e solo così riuscì a salvarsi.  spaventato, chiamò in aiuto tutti i Santi e solo così riuscì a salvarsi. 

La leggenda di Franco

Questa storia è legata al cosiddetto Fosso di Franco, sito nei pressi di ciò che rimane della chiesetta di San Giuseppe. Franco era uno schiavo etiope che si occupava coltivazione degli alberi di gelso per la produzione del baco da seta. Un giorno, lo schiavo, approfittando dell'assenza del padrone, notò del materiale aureo, lo estrasse e lo sistemò sulle legna di gelso. Questo gesto scatenò l'ira del padrone, il quale pensò che Franco volesse appropriarsi dell'oro, Non bastarono le scuse del servo: il padrone lo fucilò e lo seppellì nel posto, ancor oggi chiamato Fosso di Franco.

 

#ConoscereiNebrodi: 13 luoghi da visitare a Sant'Angelo di Brolo

Dopo aver conosciuto un po' di storia di Mirto, ecco i luoghi che non puoi assolutamente perderti!

 

1. Chiostro di San Francesco e Museo degli Angeli

Il Museo è ospitato all’interno del Convento di Santa Maria degli Angeli, una delle opere architettoniche religiose più importanti del XVI secolo. La casa monastica ospita la collezione d’arte dedicata agli angeli e all’angelologia. L’edificazione del Convento risale esattamente al 1596 come si evince dalla data incisa sul portale principale. Un complesso monastico di grande attrattiva con il campanile di proporzioni eleganti, il chiostro e le sue colonne in arenaria, una imponente colonna in stile corinzio che si trova nella parte adiacente al cenacolo e infine le opere custodite al suo interno. Ben 55 artisti hanno arricchito il museo con le loro creazioni dedicate agli angeli. Ricordiamo grandi nomi quali: Nino Perricone, Giusto Sucato e Franco Mineo.

 

2. Chiesa Parrocchiale di S. Filippo e Giacomo

Collocata nella parte più bassa del paese, dove un tempo faceva capo la via d'accesso principale. Ha uno stile seicentesco, tre navate, costruzione a croce latina, campanile sprovvisto di cupola. La chiesa di S. Filippo e Giacomo rappresenta, in tutta la sua maestosità, l' opulenza del barocco. Al suo interno spiccano, nelle navate minori, l'altare del Sacramento e la stupenda Madonna col Bambino. Dopo i lavori di restauro apportati nel 1935 è rimasta priva di altari nelle navate laterali c spoglia dei bei quadri che la adornavano. Nonostante tutto l'incanto delle sue proporzioni rimane inalterato nel tempo.

 

3. Cappella di San Patrizio

La Cappella di Patrizio è un'opera d'arte contemporanea non molto conosciuta, realizzata negli anni 70 da Patrizio Decembrino, un manovale che ha voluto realizzare questa particolare costruzione dedicata alla Madonna del Tindari in contrada Rinaldo di Sant'Angelo di Brolo. L’attenzione del visitatore è catturato dal colore della cappella, un vivace rosa intervallato da qualche tratto di azzurro. L’intera costruzione è realizzata con materiali di recupero, tubi di ferro, mattonelle, colonne, vasi e piatti incassati. In alto, un arco di ferro incornicia un angioletto collocato sulla testiera di un antico lettuccio da bambino. Alcuni di questi elementi sono stati recuperati da una chiesa tardo settecentesca.

 

4. Chiesa Madre "Santa Maria" di Sant'Angelo di Brolo

Dallo stile prettamente quattrocentesco, la Chiesa di Santa Maria, Chiesa Madre del Comune di Sant’Angelo di Brolo, è sormontata da un’ampia cupola e formata da tre navate disposte a croce latina. La Chiesa consacrata a Santa Maria, nel corso dei secoli ha subito delle trasformazioni che ne hanno modificato l’aspetto originario. Sul lato destro dell’edificio spicca il campanile, costituito da quattro campane con ottimo timbro. All’interno, sul lato sinistro si trova un magnifico altare in marmo con inserti colorati, mentre nell’abside risalta una maestosa immagine marmorea della Madonna col Bambino. Verso il transetto, sporge in alto un bel pergamo ed una tela (1698) di Michelangelo e Giuseppe Vito. Di ottima fattura anche un simulacro di San Michele Arcangelo conservato nella cappella di San Gaetano.

 

5. Chiesa di Santa Marta

L’anno 1630 riportato sulla campana della cupoletta della chiesa di Santa Marta è l’unico riferimento di tempo sulla costruzione del luogo di culto che, secondo le testimonianze di alcuni anziani residenti, venne realizzata in tre parti. All’interno si può ammirare un quadro del XVIII secolo raffigurante la Santa. Dal 1978 fine al 1995 la chiesa venne chiusa al culto. Dal ’95 viene riaperta in occasione delle principali festività religiose. In occasione della commemorazione della morte di Santa Marta, il 29 luglio, si svolge una festa con grande partecipazione popolare.

 

6. Chiesa di Santa Maria degli Angeli e Convento dei Frati Minori

La costruzione della Chiesa, chiamata anche Chiesa di San Francesco, avvenne tra il 1506 e il 1587 ed è annessa al cinquecentesco Convento dei Minori Osservanti. Nella fregiata d’ingresso si può notare la simbologia dei Cavalieri di Malta, al suo interno è custodito uno stupendo Crocifisso di Frate Innocenzo da Petralia (1644-26). Nelle nicchia laterale troviamo un’altra scultura degna di nota, la Madonna col Bambino, esempio tipico di arte locale con i suoi dettagli in oro. Sull’altare maggiore spicca una tela seicentesca che rappresenta Santa Maria degli Angeli, attribuita ad Antonio Catalano.

 

7. U Cappelluni

“U Cappelluni” è un arco a sesto acuto realizzato sotto il transetto della Chiesa di Santa Maria, Matrice del Comune di Sant’Angelo di Brolo. La data del 1755, scolpita nella chiave presente sull’arco, fa presumere un intervento di ampliamento della Chiesa risalente proprio a quel periodo. Il sottopassaggio collega la via Principessa di Piemonte e la via Vittorio Emanuele.

 

8. Museo di Arte Sacra

Le opere artistiche esposte nel museo vanno dal XV al XX secolo e comprendono paramenti ricamati in oro e seta, manufatti in argento, esemplari di opere in alabastro.

 

9. Chiesa del SS. Salvatore

Dallo stile rinascimentale, è stata riaperta al culto religioso nel 2007 ed è la Chiesa più grande di Sant’Angelo di Brolo. La Chiesa del Santissimo Salvatore si presenta con una bella facciata in stile rinascimentale, possiede un impianto a croce latina con tre navate absidate, torre campanaria, locale sagrestia, scale a tenaglia con ampio sagrato. Il primo nucleo risale alla seconda metà del XVI secolo mentre il campanile, la sistemazione del sagrato con la scala a tenaglia rappresentano interventi di restauro avvenuti dopo il terremoto del 1693. Le navate hanno cinque peculiari campate di colonne impreziosite da capitelli compositi. Il portale centrale è invece composto da colonne con fusto scanalato arricchite da bassorilievi e vivaci motivi floreali. Dopo gli interventi di restauro, è stata riaperta al culto nel 2007 e attualmente ospita il Museo d'Arte Sacra.

 

10. Monastero di San Michele Arcangelo

Il Monastero di S. Michele Arcangelo, monumento fondamentale della storia del paese, fu ricostruito nel 1084 dal conte Ruggero di Altavilla. Dell'originario edificio, destinato nel 1879 a cimitero, rimangono solo il chiostro e il campanile della chiesa rivestito da piastrelle maiolicate, che reca in cima l'immagine di S.Michele, forgiata in lamiera di ferro.

 

11. Torre Saracena e complesso medioevale

Torre di avvistamento e ruderi del complesso medievale

 

12. Chiesa di San Domenico

La Chiesa di San Domenico, la cui edificazione risale alla prima metà del 1500, era anticamente dedicata a Sant’Antonio. L’annesso convento, quando l’intera struttura venne concessa ai padri domenicani, era destinato allo studio dei novizi. Chiesa ad unica navata, il suo portale è costituto da piedritti in pietra grigia con lavorazione a tortiglione. Sulla trabeazione del portale si nota una statuina marmorea di San Domenico con iscrizione 1701, data di un intervento di manutenzione dei pilastri e dell’arco trionfale. Meravigliosi gli stucchi dell’abside eseguiti nel 1779 da Aloiso Piscott.

 

13. Chiesa di San Francesco di Paola

Costruita nella seconda metà del ‘500, la Chiesa di San Francesco di Paola era annessa al Convento dei Minimi, un ordine monastico mendicante. L’edificio sacro presenta un portale in stile rinascimentale caratterizzato dalla presenza di due colonne che sostengono una struttura orizzontale (trabeazione), alla base del bassorilievo della statua di San Francesco. L’interno della chiesa, a navata unica, è impreziosito da due altari in marmo lavorato. Si possono ammirare il sarcofago marmoreo del 1600 di Giovanni Domenico Ceraolo, fondatore del Convento e una statuetta in legno del 1700 di San Francesco di Paola

 

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