L’agognata destagionalizzazione del turismo può essere raggiunta con una oculata programmazione che eviti la sovrapposizione di eventi e valorizzi percorsi alternativi. In questo contesto, l’enogastronomia assume un ruolo centrale, inserendo le cantine e le aziende agricole in un circuito virtuoso all’interno di un territorio che esalti le produzioni tipiche e le peculiarità culturali ed artistiche. Il turismo, quindi, si evolve: non è più solo “dei luoghi”, ma è “delle esperienze”. Non si segue più il piacere estetico, ma anche quello del gusto.
L’obiettivo è quello di fare in modo che il turista non stia in un solo posto ma possa disporre di una proposta ampia e variegata che guardi al territorio. Per fare ciò, è necessaria un’azione che parta dal basso e curi la formazione degli operatori che devono essere capaci di presentare un’offerta turistica a 360°, collegando le cantine e l’enogastronomia al territorio.
Come osserva Magda Antonioli Corigliano, direttrice del master in Enogastronomia e turismo per la promozione dei territori all’Università Bocconi di Milano, “Bisogna smetterla di far arrivare gente nel mese di agosto, ma adoperarsi a riempire i vuoti di altri periodi dell’anno puntando alla destagionalizzazione.”
È possibile rilanciare lo sviluppo economico di un territorio sfruttando le potenzialità date dall’enogastronomia. Infatti, secondo una ricerca svolta dal World Food Travel Association, cibo e vino sono capaci di condizionare la scelta di una destinazione turistica. Non solo, ma le attività collegate a prodotti tipici gastronomici, spesso condizionano l’acquisto di generi alimentari tipici al rientro nel Paese d’origine. Per la Sicilia e l’Italia intera, terre dai sapori genuini, si tratta di uno stimolo nella valorizzazione e nella promozione dell’enogastronomia, autentico patrimonio da sfruttare per la crescita economica.